lunedì 2 febbraio 2009

Fu anche direttore della “Gazzetta del Mezzogiorno”

Antonio Spinosa
narratore di storia

È morto il giornalista e scrittore (a 86 anni)

Augusto Cesare, Cleopatra, Tiberio, D’Annunzio, i Borgia, Edda Ciano, Napoleone, Paolina Bonaparte, Mussolini: erano sempre i grandi della storia, potenti e un po’ controversi, ad ispirare i libri di Antonio Spinosa, scrittore e giornalista che mostrava di possedere il dono del divulgatore.
Spinosa è morto a Roma, dove viveva, dopo una lunga malattia. Era nato nel 1923 a Ceprano (Frosinone); e benché suo padre vedesse malissimo le sue aspirazioni letterarie, chiare sin dalle elementari, ha passato anni della sua vita a riscoprire e a reinterpretare eventi e personaggi che hanno cambiato il mondo e l’Italia in particolare. Non era un ricercatore, uno che scavava nella documentazione, ma quasi uno sceneggiatore in bello stile di personaggi già in gran parte noti.
Ma la sua prima vocazione fu il giornalismo: Dopo gli studi classici e la laurea, era sbocciata la passione per la stampa, dove iniziò una brillante carriera che lo portò ad essere direttore del nuovo “Roma”, dell’Agenzia Italia, della “Gazzetta del Mezzogiorno” (seppure per meno di un anno, dal novembre 1993 all’agosto 1994) e di Videosapere-Rai). Una carriera che gli ha dato la possibilità di incontrare anche in prima persona alcuni tra i grandi del novecento, tra cui Sandro Pertini, Giovanni Paolo II, Maria José di Savoia. Oltre ad aver lavorato anche per l’Ansa come giornalista parlamentare, è stato inviato speciale del “Corriere della Sera” e del “Giornale”. Da quest’ultima testata si dimise per dissapori con Indro Montanelli e fu allora che cominciò a scrivere libri.
Prima il suo interesse era concentrato su l’antica Roma e l’epoca napoleonica – il primo libro su Paolina Bonaparte -, per poi inoltrarsi nell’età contemporanea con biografie e saggi politici e di costume pubblicati prima da Rizzoli poi da Mondadori, sempre nel segno di una chiarezza e facilità di scrittura che erano la sua dote principale e che gli assicurò la fortuna in libreria (ma ha vinto anche numerosi riconoscimenti tra cui il “Premio Estense”, il “Premio Saint-Vincent” e il Premio Bancarella”; fu inoltre tra i finalisti del “Premio Strega” del 1996.
Spinosa spiegava così la sua vocazione al racconto e alla storia: “Scrivo libri semplici, .la mia non è una scrittura ricercata, ma libera e spontanea. Non mi definisco né letterato né intellettuale.. Non sono nemmeno un divulgatore. La definizione più giusta è quella di “narratore di storia”. «Credo di saper raccontare i fatti. Non invento nulla perché ho poca fantasia, quindi ho bisogno dei fatti». Questa necessità di aver di fronte già una storia tracciata gli ha impedito di cimentarsi nel romanzo: «Ne ho cominciati diversi – ammetteva -, ma arrivato alla ventesima pagina ho sempre lasciato perdere»
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Elisabetta Stefanelli – “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 02/02/2009