Cara insostituibile Gazzetta
quante cose mi hai insegnato
Cara Gazzetta, leggo con apprensione del tuo grave stato di salute, causato non dalla longevità (130 anni non sono comunque pochi!) ma da un batterio che da sempre, ovunque si insinui, provoca danni quasi irreparabili. Ma con te non può andare in questo modo. Qualcuno dovrà fare il miracolo di tenerti in vita per continuare nella missione – indispensabile per la democrazia – di raccontarci senza fronzoli gli accadimenti di tutti i giorni, in Puglia e in Basilicata, in Italia e nel mondo.
quante cose mi hai insegnato
Cara Gazzetta, leggo con apprensione del tuo grave stato di salute, causato non dalla longevità (130 anni non sono comunque pochi!) ma da un batterio che da sempre, ovunque si insinui, provoca danni quasi irreparabili. Ma con te non può andare in questo modo. Qualcuno dovrà fare il miracolo di tenerti in vita per continuare nella missione – indispensabile per la democrazia – di raccontarci senza fronzoli gli accadimenti di tutti i giorni, in Puglia e in Basilicata, in Italia e nel mondo.
Dispiace saperti in uno stato che potrebbe rivelarsi fatale per la tua
sopravvivenza, e questo non per colpa dei giornalisti che di te hanno fatto un
importante pezzo della nostra storia, né per ipotetici bilanci schizofrenici,
né tantomeno per la disaffezione dei tuoi lettori. Se sei in pericolo di vita è
perché il tuo editore è accusato d’aver fatto affari con la mafia, per cui la
Procura di Catania ha disposto il
sequestro/confisca di tutti i suoi beni, tra i quali figuri anche tu, cara
Gazzetta. Ma, come sappiamo tutti, tu non hai nessuna responsabilità. Certo, la
legge è legge. Ma, ci sarà pure una qualche altra via altrettanto rispettosa
della legge che possa consentire la sopravvivenza di un organo d’informazione
senza macchia e senza paura che ha accompagnato e fatto crescere diverse
generazioni di pugliesi e di lucani. O no?
Io, cara Gazzetta, ti ho conosciuto quand’ero ancora un ragazzo, quando mio
zio Ubaldo Barone era il tuo corrispondente da Lecce, e da subito sei stata il
primo amore della mia giovinezza, sei stata tu a farmi venire la voglia di
tuffarmi, anima e corpo, nel meraviglioso mondo dell’informazione. Tu, complice
della mia scelta e speranza nel mio futuro. Mi hai insegnato moltissime cose,
mi hai fatto capire soprattutto quanto delicato sia l’uso della parola rivolta
a migliaia di persone che la leggono. E quando decidesti di assumermi, mi
ponesti alle straordinarie “cure“ di quel grande maestro di giornalismo ch’è
stato Domenico Faivre, indimenticabile capo della tua redazione leccese.
No, tu non puoi morire. Né oggi né mai! Per questo dobbiamo impegnarci
tutti a trovare il giusto antidoto ad un male che non ti appartiene e che,
anzi, hai sempre cercato di contrastare con tutte le tue forze. I dottori? Gli
specialisti? Vanno cercati nelle istituzioni, nella politica,
nell’imprenditoria. Dovranno concorrere tutti, ognuno nel proprio campo, a
salvarti da un infausto destino. E anche la Legge – con la L maiuscola – dovrà
aiutarti affinché tu possa rimetterti in sesto al più presto. I pugliesi e i
lucani non possono diventare tuoi orfani. Tu sei parte integrante della nostra
storia.
Tu credi ai miracoli? Io sì, cara Gazzetta. Vedrai che
tutto si sistemerà, togliendo così dall’angoscia anche i tanti colleghi
giornalisti, i poligrafici e gli amministrativi che non sanno più a che santo
rivolgersi. Perciò, auguri a te, a loro e anche a noi che non ti vogliamo
perdere.
Nicola Apollonio
Lettera al Direttore - Gazzetta del Mezzogiorno del 31-12-2018
Nicola Apollonio
Lettera al Direttore - Gazzetta del Mezzogiorno del 31-12-2018