sabato 31 gennaio 2009

Roberto da Bari
orgoglio dei Chyurlia


Una strada centrale del Quartiere Murat è intitolata al nome di Roberto da Bari, il quale fu un famoso giureconsulto del XIII secolo, discendente dall'antica e nobile famiglia Chyurlia di origine greca. Egli ricoprì la carica di gran protonario del regno sotto Carlo I d'Angiò, da cui fu tenuto in alta considerazione per la profonda cultura e per le eccelse qualità possedute. A lui il sovrano affidò l'ingrato compito di leggere, a Napoli, nel1269, la sentenza di condanna a morte dell'infelice Corradino di Svevia, il quale - secondo quanto riferisce Vincenzo Massilla nella sua "Cronaca sulle famiglienobili di Bari" - arebbe sdegnosamente pronunciata, all'indirizzo di Roberto, la seguente frase: "Mentiris rustice quia per in parem non habet imperium", alludendo alla incompetenza di re Carlo, presente alla scena, si sarebbe addirittura scagliato contro il protonatario e lo avrebbe ucciso, ma altri affermarono non essere ciò vero e che Roberto sarebbe stato semplicemente ferito, essendo documentata la sua permanenza in vita in epoca successiva all'episodio.

Anche lo storico secentesco barese Antonio Beatillo si occupò della questione nella "Historia di Bari", sostenendo la seconda tesi, in quanto, nella chiesa di San Nicola di Bari, si vedeva ancora ai suoi tempi il sepolcro di Roberto, adornato con l'rma della famiglia e con tanto di epigrafe, collocata "fuori la porta grande dell'ala destra, detta la porta dei leoni". A lui era inoltre dedicata una lunga epigrafe, nella quale erano citati i suoi straordinari meriti. Al presente, la latra tombale si trova ancora custodita nel lapidario della basilica, mentre del sepolcro dei Chyurlia è rimasta traccia in un'altra lapide con la data del 1742, fissta sul pavimento, all'interno della chiesa, quando la prima, che si trova all'esterno, venne rimossa.

Ma tornando alla considerazione goduta da Roberto presso Carlo d'Angiò, va detto che la famiglia fu da questo colmata di benefici, anche dopo la morte di Roberto. Si conosce infatti che fu largamente generoso nei confronti delle due nipoti Mabilia e Romanella, figlie del figlio Ruggero: alla prima conferì in feudo la terra di Montenato in provincia di Lecce, quando andò sposa a Tommaso di Belvedere; alla seconda la città di Bitetto in provincia di Bari, quando si maritò con Bertrando, visconte di Tremblaio e di Lastrico.


Vito Antonio Melchiorre - "L Gazzetta del Mezzogiorno" del 30/01/2009

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page