lunedì 20 ottobre 2008

CINEMA, AMORE MIO
ECCO COME NACQUE A BARI


Il 1° marzo 1895, i fratelli Lumière presentarono «Arroseur er arrosè» durante la loro prima proiezione: brevi scene di un ragazzo che si prendeva gioco di un giardiniere, calpestando la canna con cui stava annaffiando. Scherzi di questo tipo rappresentavano il cinema delle origini. La maggior parte dei film era composta da una sola inquadratura, la macchina da presa era sempre tenuta nella stessa posizione, e l’azione si svolgeva nel tempo di un’unica ripresa.
Nel 1899, i produttori cominciarono a realizzare film con diverse inquadrature. A Eugène Promio si attribuisce l’invenzione del movimento di macchina: le cineprese erano sorrette da treppiedi fissi che non permettevano alla macchina di ruotare o effettuare panoramiche. Al cinematografo, si poteva vedere sopra un lenzuolo bianco l’immagine della persona camminare, saltare e fare tante altre mosse svelte o lente, spiritose o sciocche. Non erano più le marionette, ma un locale oscuro ed improvvisato che destava maggiormente l’attenzione.

DIECI MINUTI COL PIANOFORTE – A Bari, in via Sparano, il fotografo Fiorese aprì un primo locale, dando una rappresentazione che durava appena dieci minuti e che faceva vedere un tuffo, un salto, l’andare avanti ed indietro di una persona o di un animale e qualche scherzetto. Ma quelli non erano dieci minuti ma un secolo. Ma la prima sala cinematografica fu il cinema «Argiro», sito in via Argiro angolo via Piccinni. Inaugurato il 1907, i suoi impresari furono Giacinto De Rosa e Mario Sortino. Seduti si pagava quattro soldi e in piedi due, oltre ai posti distinti il cui prezzo era di sei soldi. Un pianoforte accompagnava la rappresentazione per tutta la durata, e spesso era il povero maestro che passava i guai quando la pellicola si spezzava più volte, mentre si era all’oscuro (la luce elettrica non era diffusa ed era sostituita dal gas).
Max Linder era l’attore che faceva divertire di più, insieme a Cretinetti e Polidoro per la farsa finale. I primi cassieri del cinema furono Giuseppe Montone e Nicola Fiore. Con i bigliettai collaborarono i macchinisti Martire Cincinnato, Chillino e Arciuli, molto orgogliosi del loro lavoro. Il pubblico barese di quell’epoca era semplice, ingenuo, docile e chiassoso. Per queste ragioni i grandi signori di quel tempo la sera, prima o dopo il loro trattenimento al caffè Stoppani o alla birreria Civadda andavano a trattenersi al cinema.
La prima agenzia per la distribuzione della pellicola, fu tenuta dal commendatore Riccardo L’Eltore, con sede in via Calefati, e la prima casa produttrice italiana fu la Cives di Roma. Verso il 1911, sulla stessa via Piccinni, angolo via Cavour fu aperto un cinema-varietà chiamato «Il Parigino», dall’origine del proprietario che veniva dalla Francia, ma che nellka parlata sembrava un napoletano o un barese. Questo cinema per la strettezza dei locali dovette chiudere presto. A corso Vittorio Emanuele si aprì un altro cinema che prese il nome di «Mondiale». L’importanza del cinema era data dal metraggio più che dal soggetto.. Verso il 1909 una commissione di benestanti, sul lato di mare che si trova di fronte a corso Vittorio Emanuele, chiuso da un lato dalla sede dei Pompieri e dall’altro dal giardino Margherita, costruì un grande cinema su palafitte che durò tre anni perché, per cause imprecisate, una sera del 1912 bruciò interamente.
La sera prima dell’incendio la famosa soubrette Tecla Scarano aveva dato uno spettacolo per festeggiare la sua serata d’onore, che fu un vero trionfo. Al principio del 1912 si aprirono diverse sale: il «Trianon», in mezzo al largo Botanico; il cinema «Cavour» in via Cavour angolo via Principe Amedeo; il «Savoia» via Cavour angolo via Putignani e il «Lux» sulla via Calefati, tra via Melo e via Argiro. Questi ultimi due gestiti da Giacinto De Rosa e il socio Fiorese resistettero poco. Il «Cavour» di Gaetano Carbone durò più a lungo finché fu costruito un cinema in legno, l’«Oriente», con l’ingresso sulla via De Giosa.

L’OCCUPAZIONE ALLEATA – All’inizio del 1919 fu creato il cinema «Umberto» tra via Crisanzio e Niccolò Dell’Arca. Verso il 1929 fu inaugurato un cinema-varietà col nome «Eden». Nella sala cinematografica del «Margherita», la domenica alle 10 c’erano le matinèe che riempivano il cinema di studenti, soprattutto delle medie superiori. Il più popolare era il cinema «Umberto». Il biglietto costava una lira, mezza lira per militari e ragazzi. Si proiettavano tutti i film di Tom Mix, qualche volta colossi come «Ramona». Le poltroncine erano di metallo e legno con il sedile mobile. Con l’occupazione alleata fu quel cinema a riaprire per prima con i film americani ancora in lingua originale correlati di didascalie o doppiati in lingua italo-americana. Per lo spettacolo della sera al cinema ci si vestiva con eleganza.
Tutto quello che è accaduto è degno di memoria, sia nel bene che nel male. Comunque il mito del grande schermo e l’atmosfera di una sala cinematografica non è minimamente paragonabile a quella di un televisore. I moderni Dvd superano le antiche «pizze» solo per modernità ma non per il fascino.
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Tito Colavito
“La Gazzetta del Mezzogiorno” – 03/10/2008

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